martedì 20 gennaio 2009

Sognerai di me

Il buio le si stringeva attorno, opprimendola come le braccia di un amante molesto. Anche con gli occhi aperti non vedeva nulla, ma si ostinava a non chiuderli.
Se li avesse chiusi, si sarebbe addormentata.
Se si fosse addormentata, avrebbe sognato.
Se avesse sognato, avrebbe sognato lui. E mai come in quella notte la sua anima era stata dilaniata dal desiderio e dal terrore che ciò accadesse.

“Sognerai di me”, le aveva detto, in quel loro unico, fugace incontro, e così era stato. Notte dopo notte dopo notte. Per quasi un anno intero.

Ancora ricordava la prima volta, la prima sorpresa visita a quel luogo idilliaco e incantato che sarebbe presto divenuto la sua casa di notte tanto quanto la fredda città lo era di giorno.
Lui l’aveva accolta come una gradita ospite, e per quella e tante altre notti ancora avevano parlato. L’aveva corteggiata come un gentiluomo d’altri tempi, e quando l’aveva infine amata era stato con una dolcezza e un trasporto che mai alcun amante in carne e ossa le avevano fatto provare.
Poi le aveva insegnato a cacciare.
Ogni notte di luna piena, insieme inseguivano la loro preda fino a sfinirla e catturarla, per poi ucciderla.
Le prime volte lei gli aveva corso accanto, senza realmente partecipare, inebriandosi della sensazione di libertà e di forza che quel semplice atto le dava. Una sensazione che ancora provava ogni volta, anche dopo aver compreso, quasi vergognandosene come di un piacere empio e clandestino del quale non fosse stata in grado di privarsi.
Si era in seguito unita a lui nell’atterrare la preda, aiutandolo a immobilizzarla, ma sempre restando da parte mentre lui la dilaniava, cibandosene mentre lei lo osservava, atterrita e affascinata.

Diverso tempo era passato nel mondo della veglia, che ormai le appariva tanto più irreale dei panorami onirici in cui trascorreva la sua seconda vita, prima che iniziasse a comprendere, ad annodare i fili di quell’oscura vicenda. Prima che capisse che le vittime di quella caccia sfrenata non si limitavano a morire nel sogno.
Terrorizzata, aveva ceduto alla paura di essere divenuta folle. Possibile, forse, che camminando nel sonno avesse compiuto quei delitti che il suo tenebroso amante sconosciuto - da sveglia sembrava incredibile che ancora non ne conoscesse il nome - perpetrava dinanzi ai suoi occhi? Eppure quelle ragazze erano morte nei loro letti, troppo lontane dalla sua abitazione perché avesse potuto realmente recarvisi in preda al sonnambulismo.
Aveva cercato ogni genere di conferma alla sua situazione, accertandosi infine di non aver mai lasciato il suo letto, comprendendo che la verità era differente, sebbene non meno terribile.
Ma nel sogno era tutto così naturale, così estasiante che mai i suoi pensieri di dormiente avevano fatto eco alla volontà di ribellione che provava da sveglia.
Aveva tentato di rifuggire i sogni, di restare sveglia, ma nulla l’aveva aiutata a farlo, neppure i farmaci. Ma quella notte, quella notte doveva riuscirci, perché altrimenti sapeva che non sarebbe più potuta tornare indietro.
Era il dodicesimo plenilunio dal suo primo incontro con lui, ed era giunto il momento che fosse lei a completare la caccia, lei a uccidere, lei a sbranare.

Poco dopo aveva abbandonato i suoi pensieri nel freddo mondo reale, e stava correndo spensierata sull’erba con lui al suo fianco, le labbra incurvate in un sorriso sinistro.
Insieme raggiunsero la preda, insieme la bloccarono, gettandola a terra e inchiodandovela con la propria forza. Poi lui si fece da parte, invitandola a finire ciò che aveva iniziato.
Lei esitò.
Lui le si fece vicino, incoraggiandola senza forzarla, sapendo che avrebbe fatto quel che doveva.
Lei si sporse in avanti. Guardò gli occhi della ragazza, così pieni di terrore.
Di scatto si voltò verso di lui, le zanne snudate e un lampo sanguigno negli occhi.

Due giorni dopo era ferma davanti a un chiosco di giornali, a leggere dell’ennesimo sanguinoso omicidio poco dopo essersi svegliata dal suo primo viaggio in quel mondo senza di lui. Un uomo di buona famiglia, benvoluto da tutti, una tragedia inspiegabile, come le precedenti.
L’edicolante richiamò la sua attenzione schiarendosi la gola. Lei gli sorrise e prese una moneta dalla borsa, porgendogliela.
La mano si soffermò solo un istante sopra quella di lui, mentre i loro occhi si incontravano.
“Sognerai di me.” gli sussurrò.

4 commenti:

  1. Post anomalo per presentare il mio racconto in gara per il concorso "Buonanotte e Sogni d'Horror", racconto peraltro ispirato dal titolo del concorso, che non è a tema come potrebbe apparire (il concorso, non il racconto).

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  2. Grazie. ^_^
    Spero l'abbia pensata così anche la giuria... dover aspettare Marzo per saperlo è un'agonia (cérto ce ne sono di migliori in gara, questo sì).

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  3. Visto che il concorso è concluso, ho sostituito il link al racconto con il racconto vero e proprio.
    Mi sono classificato al 65° posto, e sinceramente speravo meglio, ma sopravviverò ^__-

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