sabato 24 gennaio 2009

Ombre

Viveva al secondo piano di una palazzina senza ascensore.
Doveva percorrere le quattro rampe di scale più volte al giorno, quasi sempre da sola.
Neppure lei sapeva quando fosse iniziato esattamente, quando avesse notato per la prima volta le ombre. Forse fin da quando si era trasferita.
Ogni volta che passava per le scale, c’era sempre un’ombra proiettata sulla parete di fronte a lei, che si muoveva come se qualcuno fosse stato lì, proprio oltre il margine del suo campo visivo, a scendere o salire poco prima di lei. Anche se in realtà non c’era mai nessuno.
All’inizio era stata proprio l’idea della presenza di qualcuno a spaventarla. Non che lei fosse l’unica inquilina, ovviamente, ma i suoi vicini non erano esattamente silenziosi e furtivi quando passavano. Qualcuno che si muoveva in quel modo, senza far rumore e senza farsi notare, avrebbe potuto essere un intruso.
In seguito, comunque, una volta constatato che nessuno si era introdotto nel palazzo, era stata appunto l’assenza di qualcuno a instillarle quel timore irrazionale. Chi, o cosa, precedeva il suo passaggio?
Era arrivata a convincersi che si trattasse semplicemente di un gioco di luce, per quanto improbabile fosse il suo ripetersi e manifestarsi a prescindere dall’ora del giorno, o dal fatto che la luce sui pianerottoli fosse accesa o meno.
Razionalmente, si ripeteva, non poteva trattarsi d’altro. Questo comunque non le impediva di sobbalzare ogni volta che scorgeva quell’ombra.
Aveva perfino pensato di cambiare casa, come se fosse stata una cosa semplice. Oltretutto, si sarebbe sentita estremamente stupida ad affrontare un trasloco per un motivo talmente futile e irrazionale.
Finché, una sera d’inverno, appena entrata nel portone, si sentì afferrare alle spalle in una gelida morsa.
Qualcosa di freddo, morbido e liscio le chiuse la bocca, e per un attimo credette che l’oggetto delle sue paure avesse infine preso corpo e sostanza per aggredirla.
Poi una voce rozza le sussurrò all’orecchio “Fai la brava e non ti faccio niente”, terminando la frase con un osceno sghignazzo. L’alito che le giunse alle narici era caldo e maleodorante.
Per un assurdo istante, fu quasi sollevata all’idea che il suo aggressore fosse qualcosa di concreto e tutt’altro che soprannaturale. Il sollievo lasciò però rapidamente spazio a una paura differente ma non meno forte.
Non tentò neppure di sfuggire a quell’uomo, sapendo bene che non ci sarebbe mai riuscita. Non si divincolò neppure quando sentì il freddo metallo di una lama sfiorarle la gola.
“Ora andiamo a casa tua.” le disse l’uomo trascinandola verso le scale e iniziando a salire, tirandosela dietro.
Il coltello le graffiò la pelle, stillandone una goccia di sangue.
Poi, all’improvviso, sentì la presa che la tratteneva allentarsi. Udì, più che vedere, il coltello che cadeva, rimbalzando sugli scalini, e si ritrovò seduta senza capire esattamente come, o cosa, fosse accaduto.
L’uomo la superò con un balzo, quasi volando oltre la sua testa. Atterrò malamente ai piedi delle scale. Si rialzò. Ricadde. Si rialzò nuovamente.
Lei vide i suoi occhi fissarla, o meglio guardare nella sua direzione senza però vederla, come se il loro obiettivo fosse stato qualcosa oltre lei. L’espressione sul suo volto era di orrore puro.
Lo vide voltarsi e fuggire, biascicando qualcosa di incomprensibile e rischiando nuovamente di finire in terra, tanta la fretta di allontanarsi da lì.
Il suo terrore non scemò per un solo istante, limitandosi a una rapida metamorfosi.
Si voltò di scatto, volendo affrontare faccia a faccia qualunque cosa la attendesse dietro le sue spalle. Tutto ciò che vide fu un’ombra ormai familiare, come se qualcuno stesse salendo poco più avanti.

Viveva al secondo piano di una palazzina senza ascensore.
Doveva percorrere le quattro rampe di scale più volte al giorno. E non era mai sola.

3 commenti:

  1. Ispirato da un gioco di luci che si verifica davvero per le scale del palazzo dove abito, anche se non certo con la stessa costanza e improbabilità di quello del racconto.

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  2. Grande quest'ombra!!!
    Magari ce ne fossero di più così!!!

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  3. Be', poi tu di "ombre" sei esperto ^__-

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